Chi sono

 Sono nato a Genazzano (RM) il 25 febbraio 1941, da padre operaio e madre contadina. I miei primi ricordi sono ricordi di guerra. Una guerra subita, lontana da qualsiasi fronte, percepita da noi bambini quasi come un gioco. Il sibilo nella valle degli "spifferotti" inglesi (gli spitfire) che volavano velocissimi paralleli alle case, mitragliandone le finestre, era per noi occasione di grida esaltate e di pianti. Rumori paralleli a quelli degli scarponi tedeschi che penetravano di notte nella grotta di mio nonno, dove le famiglie del vicinato trovavano riparo dagli spifferotti e dove cercavano di dormire.

Quando si dormiva in casa, la notte non era per me meno inquieta. Mio padre dormiva con una corda arrotolata sotto il letto, pronto a lanciarsi dalla finestra nel caso venissero ad arrestarlo i tedeschi guidati dai fascisti locali (pochi per fortuna!): si occupava dell'organizazione della resistenza nel territorio circostante (nel '21 era stato tra i pochissimi fondatori della sezione locale del Partito comunista). Malgrado questo avvio (che ancora mi angoscia), la mia infanzia resta il tempo della felicità: libertà nelle strade, in giochi infiniti e appassionanti, fino a dimenticare di andare a scuola....

Poi cominciarono le scuole medie a 15 km dal mio paese...e poi ancora il liceo a Roma, raggiunta pendolando con un trenino divertente e amichevole, ma certo non poco faticoso...e poi l'Università, ancora a Roma, sempre "pendolando". Un'adolescenza tremenda, faticosissima, le cui conseguenze cominciano a esplodere in malanni svariati, ora che sono in pensione (ah! l'annite, come si dice al mio paese!).

Il liceo e l'Università sono stati  per me un'esperienza da migrante. Una esperienza dura ed esaltante, capace di infondere volontà di "riscatto", stimolando una volontà di lavoro che i miei compagni non potevano neppure sospettare (non a caso la mia carriera è stata tra le più rapide della mia generazione). Migrante, sì! La distanza tra la civiltà contadina in cui ero cresciuto e la grande città degli anni '50, è oggi inimmaginabile.

Ho costantemente lavorato, in vario modo, per aiutare mio padre a pagare il Liceo, e soprattutto l'Università. Supplenze, correzioni di bozze... Lavori comunque "interessanti", da cui trassi l'interesse per la cultura umanistica (mia madre avrebbe voluto che "da grande" facessi il "perito elettrotecnico") e per l'insegnamento. Laureato contavo infatti di insegnare e... di scrivere poesie. Ciò che feci per qualche anno.

Poi prese il sopravvento l'interesse per la storia, per la storia delle "classi subalterne" e per la loro "cultura" religiosa, sollecitato da Ambrogio Donini (con il quale mi laureai con una tesi su una comunità protestante in Sabina tra l'Unità d'Italia e il secondo dopoguerra) e da Alberto Pincherle, di cui divenni assistente volontario dopo la laurea. Un filone di ricerca, questo, che mi ha sempre appassionato, dai primi giorni di università. E che ancora oggi inseguo cercando di portare a termine un lavoro nato allora e che solo adesso forse troverò il tempo per mettere ordine tra le infinite "carte" accumulate in 50 anni di costante lavoro.

La vita delle "classi subalterne" è rimasto il sentiero nascosto nella selva del mio lavoro, come la traccia inseguita dall'ultimo dei Mohicani. Un sentiero che io ho cercato di disboscare durante i quasi 50 anni della mia vita universitaria. A partire dagli anni vissuti da studente, a quelli passati assolvendo alle funzioni di assistente volontario (1966-69) e ordinario (1969-1975), di professore incaricato (1974-76), di professore ordinario (dal 1975 di storia del Cristianesimo prima, di Storia moderna dopo, dal 1989). Un sentiero che mi ha guidato dalla tesi di laurea al mio primo libro (Utopia e riforma religiosa del Risorgimento. Il sansimonismo nella cultura toscana, Roma, Laterza, 1972), fino all'ultimo pubblicato nel 2012 da Mondadori Università (Crisi della storia, crisi della civiltà europea. Saggio su Marc Bloch e dintorni). Quel sentiero ancora è alla guida di quello che sarà, forse, il mio ultimo libro (ancora senza titolo), sull'esperienza storica del Messia David Lazzaretti e della sua comunità, vissuta tra la cima del Monte Labbro e la Maremma toscana, sognando di trovarsi all'improvviso «sulla cima di un altissimo monte nel centro d’Italia, dove si scorgeva lungo spazio del Mare Mediterraneo per la parte di sud e di ovest e quasi tutte le giogaie degli Appennini...». Dal Gran Sasso all'Isola d'Elba... e altro ancora, nei loro cuori traboccanti di speranze...


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1 commento:

  1. Caro Profesdore, ho letto con infinito piacere questa tua breve biografia. Corrisponde all'immagine che ho sempre avuto della tua persona. Auguri per la tua prossima pubblicazione.

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